Teresa Borgia: artista a tutto tondo
Teresa Borgia, artista clarentina, da tempo apprezzata per le sue chiare doti artistiche, interpreta la Sicilia con un afflato lirico che scandisce il ritmo delle composizioni cromatiche.
C’è amore nel suo dipingere, amore per la sua terra, quando traduce sulla tela la bellezza del paesaggio etneo.
Dunque la Sicilia. La Sicilia nel cuore, negli occhi, nell’anima. La Sicilia sempre, sia come ricerca pittorica di un mondo fisico e reale, sia come espressione creativa di un immaginario onirico e fantastico.
Una pittura narrata con orgoglio, con fierezza, con l’entusiasmo di celebrare la sua terra con i colori dell’Etna che regala paesaggi fiabeschi e architetture di lava , dalle cui cave mani ingegnose ricavano ornamenti di pietra, per vestire le case, le chiese, le strade, le facciate dei cortili con preziosi portali, ornati di glicine che addolcisce il nero della pietra lavica.
Una miscela di forza e di dolcezza pervade il dinamismo pittorico delle sue tele, insieme ad una equilibrata composizione plastica.
Nessuna pennellata è fuori posto: ogni elemento cromatico è al posto giusto, nel suo giusto alveo. Così, con un linguaggio pittorico, maturo e sapiente, prende forma la dolcezza dell’arte.
C’è la vita, dolce e triste, nei quadri di Teresa, c’è la laboriosità che non si arrende al dolore e alla rassegnazione, c’è la fierezza dell’orgoglio siciliano.
Artista a tutto tondo, Teresa Borgia ci regala, attraverso il dettato di un sentire mediterraneo, le emozioni di una natura prodigiosa che esalta il mito di civiltà millenarie, fuse in una felice simbiosi di valori e di intenti.
Artista della natura, la Borgia coglie la poesia dei fichidindia gonfi di luce, delle colline che si schiudono all’alba, del suo mare con i pescatori intenti a riparare le reti, sul porticciolo di Acitrezza, dei frutti e dei fiori nelle sue nature morte, ma soprattutto coglie la poesia del passato, nel malinconico giardino Bellini di Catania (primo Novecento), dove il timido marinaretto gioca col primo triciclo, mentre le donne, dagli abiti lunghi e dai cappelli alla moda, sono immerse in una realtà sfuggente e pensosa.
C’è anche romanticismo nei quadri di Teresa, ma c’è, soprattutto, una umanità ricca di pathos, che fa vibrare le corde dell’anima.
Una sorta di dualismo tra realtà e sogno, tra materia e spirito, alimenta lo svolgimento pittorico, in uno scenario dove il tempo e lo spazio restano sospesi in un magico confine: il confine dell’arte.
(Prof.ssa Carmelita Randazzo Nicotra)